L’ECO DI BERGAMO
March 25, 1995
Marshev, talento russo interpreta Prokofiev
Due Cd per l’integrale pianistica del grande compositore
SERGEI PROKOFIEV, Musica per pianoforte solo, vol. 3; vol. 4.
Oleg Marshev / Danacord Digital 1995 / 73:02, 78:08 / DDD
Freschi di stampa, sono gli ultimi due compact dell’integrale pianistica di Prokofiev (manca solo un quinto volume per comp1etarla) e propongono un’alternanza tra le più conosciute Sonate (nn. 2-5) ed altre raccolte di pezzi come la Children’s Music op. 65 o pezzi singoli ancora più rari.
Russo di Baku, Oleg Marshev non e sconosciuto alle platee degli appassionati bergamaschi che lo hanno potuto conoscere dal vivo due anni fa ai “Concerti d’Autunno”, in Sala Greppi. Già in tale circostanza il giovane talento si era distinto per il vibrante tenore delle esecuzioni di Prokofiev (Vision Fugitives e Sonata n. 7).
Queste incisioni confermano una naturale e peculiare congenialità con il compositore di Sonzovka. L’incipit della Sonata n. 3, ruggente e gioioso, turgido e spumeggiante e forse il miglior manifesto del suo approccio interpretativo.
Marshev svaria agevolmente verso i sognanti e sofficemente abbandonati, tuttavia si coglie una compiaciuta pienezza nelle parti più esplicitamente votate alla nota componente percussiva.
Marshev si distingue per le nette scelte di campo timbrico; privilegia con estrema, semplice chiarezza la più accurata intelligibilità de11e linee melodiche portanti (che siano al basso, all’acuto o nelle zone mediane).
L’innegabile prestanza atletica del suo pianismo – del resto imprescindibile in Prokofiev – e costantemente in rilievo come componente prioritaria anche se non primeggiante.
Sono tutti elementi che ci dicono di una lettura vitale e ottimistica, comunque aliena da qualsiasi accezione decadentistica, e svolta con inossidabile equilibrio: anche le pagine più disorientanti vengono tradotte in contemplazioni assorte, in meditazioni intime ma sempre nel segno di una inattaccabile “sanità” spirituale.
Cosi ad esempio le potenziali corrosioni inquietanti dei Quattro Pezzi op, 32 sono letti come espliciti quanto urgenti interrogativi, senza alchimistiche allusioni o ambivalenze insolubili; anche le pagine più “desolate”, come l’Andante della Sonata n. 2 sono presentate come un abbandono solitario ma sempre vitale, giammai disperato.
E cosi soprattutto un gesto tecnico peculiare di Prokofiev come lo staccato non e mai tagliente, aspro o peggio ancora acido, ma si realizza sempre per linee curve, tondeggiante ed elastico, rimbalzante piuttosto che strappato.
Sonate a parte in numerosi pezzi qui raccolti ci sono parecchi e affascinanti motivi di curiosità ed anche inattese rivelazioni che svelano insospettabili legami del compositore sovietico con Ravel, con Bartok, addirittura con Grieg. Potremmo insomma dire che Marshev attualizza in Prokofiev un inedito ideale equilibrio estetico post-mozartiano.