L’ECO DI BERGAMO
November 13, 1993
Through Marshev’s imaginative approach, Prokofiev becomes formidable. He explores this complex and demanding oeuvre with the conviction, impetus, imagination and sophistication necessary to do full justice to the quality of the composer’s inspiration. A quite exceptional talent.
Con l’estro di Oleg Marshev Prokofiev diventa… immenso
Grazie alla sensibilità dell’interprete emerge non soltanto l’aspetto spettacolare del pianismo del compositore ucraino ma anche quello meno facile
Quella di Oleg Marshev per Prokofiev è una vera passione. Il giovane pianista russo si avventura nel complesso e estremamente impegnativo. repertorio dell’autore prediletto con l’ardore, l’impeto, la fantasia e la raffinatezza necessari per rendere a pieno la misura e la qualità dell’arte musicale del compositore ucraino.
L’impatto più immediato con il protagonista del sesto appuntamento con i Concerti d’Autunno in Sala Greppi è di tipo virtuosistico, spettacolare. La forza, la rapidità e la determinazione con le quali affronta la tastiera, restituendo con rara abilità ed efficacia certa decisiva dimensione percussiva del pianismo prokofieviano, sono tuttavia solo un aspetto della sensibilità interpretativa di Oleg Marshev.
Che si trattasse di un virtuoso, nel senso di un interprete che più immediatamente si affida alle notevoli risorse tecnico-esecutive acquisite al prestigioso conservatorio di Mosca si era inteso chiaramente già dalla prima parte della serata, dedicata a Fauré e Schumann, visti in un’ottica per la verità non totalmente convincente. Lo slancio dato costantemente alle belle pagine proposte (le Variazioni op. 73 del primo e la Sonata op. 22 del secondo) hanno dato un impulso all’interpretazione che non ha lasciato sempre emergere la ricchezza dei risvolti espressivi e del fraseggio raffinatissimo che governano la scrittura pianistica dei due autori.
Ma si è certamente trattato, per così dire, di un eccesso di ardore, perché certamente la fantasia e la ricchezza espressiva e del tocco non difettano al giovane artista.
Se infatti l’impressione suscitata dalla esecuzione della Settima Sonata di Prokofiev e di quanto è séguito nel generoso e strabiliante fuori programma, richiesto insistentemente dal pubblico conquistato e entusiasmato, e servito a rendere a pieno il talento speciale di Oleg Marshev, è altrettanto vero che il momento forse più significativo della serata è stato fornito dalle Visions Fugitives dello stesso compositore ucraino. Venti pezzi di rara esecuzione quanto bellezza, accostati con estro, fantasia, genialità di scrittura, di inimmaginabile ricchezza timbrica e profonda ricerca espressiva; le stesse che hanno impreziosito l’esecuzione, forse qui meno avvincente sotto il profilo della spettacolarità, ma altrettanto decisiva e indubbiamente ancor più importante per valutare il talento eccezionale di chi già si presenta come ulteriore nuovo esponente di una scuola che ha preparato i più grandi pianisti.